Il noto architetto Mario Cucinella ha raccontato a Il Giornale del Restauro e del Recupero […]
A pochi giorni dall’incendio che ha colpito Notre Dame le fiamme sono state spente, ma si accende il dibattito sulla ricostruzione della Cattedrale. Diverse le posizioni e le voci di alcuni dei protagonisti dell’architettura mondiale. Tra loro quella di Mario Cucinella, che ha raccontato a Il Giornale del Restauro e del Recupero dell’Arte la sua opinione in merito.
Architetto, per quanto sia ancora presto per parlare di un vero e proprio piano di ricostruzione, possiamo già pensare al tipo di approccio da usare per il restauro di Notre Dame. Nello specifico, secondo lei l’incendio del 15 aprile dovrà essere in qualche modo ‘ricordato’ anche dal punto di vista architettonico, oppure pensa che si debba ricostruire come se non fosse mai accaduto, un po’ come per la Fenice di Venezia?
«Credo che Notre Dame debba essere ricostruita per come era prima dell’incidente. La sua immagine ha un valore simbolico, per la Francia e per il resto del mondo, che va oltre il suo valore puramente artistico e culturale. Per questo non penso che sia il caso di ‘ricordare’ in senso strettamente architettonico quanto avvenuto nei giorni scorsi, ma di ricostruire in maniera fedele. Anzi nella sfortuna può essere l’occasione di riprogettare la copertura con tecniche innovative e magari più leggere senza disboscare le mille e più querce che sono state utilizzate per la copertura ed essere l’opportunità di avvicinare l’innovazione alla tradizione. La ricostruzione della guglia può essere veramente l’occasione per dimostrare che un dialogo tra contemporaneo e la storia sia possibile. Una vera e propria scuola per tutta una generazione di restauratori, oltre che un banco di prova per l’intero sistema del restauro. Un po’ come lo sono stati la Fenice e il Petruzzelli in Italia, per intenderci.» […]
Tag: ricostruzione
Questo articolo mostra un organo la cui cassa è ricchissima di intagli lignei.
È un ottimo spunto per parlarne.
A volte le opere che dobbiamo restaurare sono carenti di alcune loro componenti e ci viene chiesto di ricostruirle.
Quando a mancare sono parti intagliate il budget messo a disposizione dal committente potrebbe essere insufficiente a remunerare il tempo di lavoro necessario alla realizzazione degli intagli mancanti.
In questi casi, si può anche non accettare il lavoro, se non esistono vincoli contrattuali precedenti, oppure cercare soluzioni che soddisfino il cliente e permettano un buon risultato finale.
Un aiuto in questo senso ci viene dalle resine epossidiche del tipo finto legno.
Il primo passo consiste nel prendere un calco di uno degli intagli superstiti; possiamo farlo con gesso, pasta di pane, gomma siliconica, dopo aver applicato una patina isolante, rimovibile alle superfici di cui si vuole prelevare la forma plastica.
Si riempie il calco ottenuto, con resina epossidica, la migliore è l’araldit hv 427 con relativo indurente, e si lascia fermo finchè non è terminata la reazione di indurimento.
Lo si toglie dal calco, si stuccano eventuali bolle d’aria, si levigano le superfici; il nostro intaglio è pronto per essere applicato e sottoposto alle lavorazioni successive che devono renderlo omogeneo esteticamente al resto dell’opera.
Un esempio di questa serie di interventi si può visualizzare
qui.
Un altro esempio lo possiamo visualizzare in una serie di immagini postate nel vecchio blog, che ripropongo.


La parte mancante è ottenuta con resina del tipo finto legno.
L’intaglio completo, viene inserito, per prova, nella sua sede originaria.

Successivamente viene rivestito di gesso, dorato, patinato e fissato.
In certi casi ci troviamo di fronte alla caduta e perdita di elementi dell’opera che stiamo restaurando.
Ovviamente ci viene richiesto di ricostruirli; le tracce evidenti sul pezzo, immagini scattate nel passato, la conformazione selle superfici adiacenti la lacuna, ci possono consentire di comprenderne la loro forma.
In questo caso, se si tratta di modanature, non ci resta che prendere la sagoma di quelle esistenti, realizzarli con la stessa essenza di quelle adiacenti, ed applicarle.
Se siamo di fronte a parti intagliate, aggiungiamo inserti in legno, in una varietà compatibile a quella in opera, fino ad ottenere il volume della forma da ricostruire.
Ricostruzione dell’intaglio con essenza lignea.
Un esempio può essere fornito dalla ricostruzione di una corona intagliata su uno stemma, nell’immagine vediamo il primo passaggio, l’innesto di essenza lignea analoga a quella in opera.

Quando avremo la certezza di una piena adesione della colla, iniziamo a sgrossare la forma, realizzando i contorni esterni della scultura.

Procediamo al perfezionamento della scultura, nei suoi minimi particolari, con sgorbie, scalpelli, bisturi e minitrapano con frese piccole, quelle da dentista sono ottime.

Fino ad ottenere le forme volute.

Non ci resta ora che patinarlo,

collocarlo nella sua sede, completandone gli interventi assieme al resto dell’opera:


A volte le opere che dobbiamo restaurare sono carenti di alcune loro componenti, in particolare parte di intaglio, può essersi distaccata, caduta, perdendosi; viene richiesto di ricostruirla.
Per ricostruire parti intagliate, può non essere sufficiente il budget destinato dal committente a remunerare il tempo di lavoro necessario alla realizzazione del/gli intaglio/i mancante.
In questi casi, se non esistono vincoli contrattuali precedenti, si possono cercare soluzioni che soddisfino il cliente e permettano un buon risultato finale. È realizzabile con resine epossidiche del tipo finto legno.
Il calco per ricostruire l’intaglio.
Il primo passo consiste nel prendere un calco di uno degli intagli superstiti; possiamo farlo con gesso, pasta di pane, gomma siliconica. Dopo aver applicato una patina isolante, rimovibile, sulle superfici di cui si vuole prelevare la forma plastica.
Si riempie il calco ottenuto con resina epossidica, la migliore è l’araldit hv 427 con relativo indurente sv 427, e si lascia fermo finchè non è terminata la reazione di indurimento.
Si toglie dal calco, si stuccano eventuali bolle d’aria, si levigano le superfici. Il nostro intaglio è pronto per essere applicato e sottoposto alle lavorazioni successive per renderlo omogeneo esteticamente al resto dell’opera.
Un esempio di questa serie di interventi si può visualizzare qui.
Un altro esempio lo possiamo visualizzare in una serie di immagini postate tempo fa nel blog arte&cultura, che ripropongo:

questo è un intaglio angolare inserito in uno specchio, di cui si è smarrita la metà. Essendo rimaste gli altri tre inserti, si è riusciti a prendere un calco esatto di quanto mancava.

Come si vede nelle immagini successive, ciò ha consentito di ricostruirlo con un buon risultato estetico.
Metodologia e materiale sono riproponibili con ottimi risultati anche in altri settori tutte le volte che occorra ricostruire esattamente delle parti mancanti e si dispone di parti campione.
Ovviamente varia il materiale che si utilizzerà per la ricostruzione: questi sono aspetti che affronteremo in seguito.

Questo è il primo articolo che ho recuperato dal blog dismesso; per motivi tecnici sono riuscito a salvare soltanto il database, e gradualmente ricostruirò quanto avevo scritto.
A presto 🙂