Oggetti etnografici, utensili, macchinari di uso corrente nell’attività artigianale, agricola e nella vita quotidiana, costituiscono testimonianza importanti del nostro recente passato.
Sia quando sono collocati in musei, sia quando vengono utilizzati come complementi di arredo, con funzione meramente estetica e decorativa, il restauro di materiale etnografico richiede interventi mirati anche a manutenzione e conservazione: raramente viene richiesto che siano messi in condizione da poterli utilizzare.
Barca a fondo piatto ed altro
In questo caso si tratta di materiali di uso nella vita nelle valli emiliane: una barca a fondo piatto con pertica e rete, una morsa per la costruzione di scope, una carriola e vari altri utensili.
La barca, con il fondo catramato ed il resto laccato con smalto opaco, è stata sottoposta ad interventi di pulitura con acqua ed ammonio carbonato in tutte le sue parti, mantenendo i resti dei trattamenti precedenti che contribuivano al mantenimento della sua funzionalità.

Anche la rete e la pertica sono state ben ripulite; applicando successivamente a quest’ultima un trattamento protettivo con olio di lino cotto, e successivamente cera microcristallina, tipo “Amber”.
La morsa per scope, presentava diverse incrostazioni fangose, anch’essa è stata pulita e sottoposta a trattamenti protettivi, dopo aver ricostruito gli appoggi della base, molto deteriorati.
Alcuni utensili in ferro con manico in legno.
Il metallo è stato spazzolato fino a rimozione dell’ossido ferroso formatosi nel tempo, è stato trattato con un inibitore di ossidazione: acido tannico all’etere, al 5% in soluzione idroalcolica, e protetto con cera microcristallina.
I manici in legno sono stati puliti e trattati per la conservazione.
Un altra macchina di tipo etnografico.

Uno degli aspetti piacevoli dell’attività di restauro è costituito dal venire continuamente in contatto con opere ed oggetti nuovi, a volte sconosciuti.
Lavorando anche su componenti etnografici, può accadere più facilmente.
Ciò impone una continua ricerca di informazioni, dati e conoscenze che contribuiscono ad arricchire notevolmente il proprio bagaglio culturale.
In questo caso ci troviamo di fronte ad un leggio per il ritocco di negativi fotografici: pur dilettandomi di fotografia, ed aver lavorato in camera oscura, in un passato remoto, non avevo mai incontrato uno strumento simile.
È una scatola chiudibile, composta da una struttura in legno massello di noce, a tre telai incernierati, in quello sottostante è incastonato uno specchio, in quello centrale abbiamo un vetro trasparente e dei regoli spostabili in legno che consentono di posizionare il negativo.
Il terzo è un coperchio, ed un riparo da luci sovrastanti, troppo forti. Sui lati è dotato di supporti e viti che consentono di posizionare le parti nel modo più conveniente per lavorare.
Due immagini che consentano una visualizzazione completa:

Dopo l'”ammirazione” e lo studio dell’oggetto si è passati agli interventi:
– disinfestazione in autoclave, in quanto erano evidenti fori di sfarfallamento di insetti xilofagi, che ne avevano corroso alcuni spigoli;
– risanamento della struttura, incollando tutte le parti della struttura non più solidali per decoesione delle colle;
– ricostruzione degli spigoli deterioratisi e rottura su un incastro, con resina araldit SV 427 e stucco;
– trattamento protettivo con pappina di cere animali e vegetali.
Continueremo prossimamente 🙂